Nella mia esperienza come giovane studente, l’apprendimento pratico della teoria elettronica ha avuto inizio con l’uso di semplici blocchetti in cui erano inseriti componenti elettronici. Questi blocchetti venivano collegati tra loro mediante cavi dotati di connettori a coccodrillo o banana. Questo sistema, da giovanissimo studente, mi rendeva estremamente semplice la connessione con i puntali dei multimetri digitali, consentendo di realizzare senza sforzi collegamenti in serie e parallelo di resistori e di eseguire misurazioni della resistenza equivalente. Era altresì intuitivo inserire strumenti all’interno di un circuito per misurare correnti e tensioni.
Ricordo con affetto quella fase iniziale, un periodo in cui l’elettronica sembrava un magico puzzle da esplorare e comprendere. Con il tempo, la mia esperienza pratica si è evoluta: sono passato all’uso di breadboard, poi alle basette millefiori e, infine, alla progettazione e realizzazione di PCB.
Tuttavia, recentemente, la mia attività di insegnamento è tornata a quei blocchetti iniziali un po’ per necessità pratica ed un po’ per la gestione di classi “particolari” da motivare. Mi è stato chiesto di ideare lezioni con un’attività di laboratorio della durata di non più di 45 minuti per classi di seconda superiore. Ho constatato che molti studenti non avevano mai avuto esperienza diretta con componenti elettronici o strumenti di misura. Da qui l’idea di reintrodurre l’approccio “manuale” e intuitivo delle mie origini. Ho pensato a blocchetti stampati in 3D in cui inserire i reofori dei resistori, fissati mediante viti e bulloni. Queste viti, estendendo i reofori, facilitano il collegamento con altri resistori mediante connettori a coccodrillo.
Una soluzione semplice, ma estremamente didattica, che pone l’accento sull’inserimento corretto degli strumenti di misura e rende la sperimentazione accessibile a tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro competenze pregresse. In seguito, naturalmente, si passerà alla fase più avanzata, utilizzando le breadboard.
Tutta l’azione sarà svolta in un contesto molto particolare, quello del laboratorio territoriale, un luogo in cui è presente una concentrazione di tecnologia industriale fuori dal comune per il giovane studente, in un ambiente in cui lo stupore per il luogo consente ancor di più la concentrazione sull’attività pratica e la nascita di passioni.
Durante la lezione, dedicheremo un momento speciale alla nascita dell’idea del “blocchetto”. È importante che gli studenti comprendano come dietro ogni idea apparentemente semplice si celino ore di riflessione e sviluppo didattico. Spiegheremo che l’invenzione di questo strumento didattico non è stata soltanto una scelta metodologica, ma la risposta personalizzata alle esigenze specifiche della classe in cui sono presenti elementi di disturbo con allievi molto interessati.
Si rifletterà anche sul perché la scelta della stampa 3D non sia stata affatto casuale, si vuole trasmettere un messaggio chiaro: l’apprendimento è un processo attivo, creativo e su misura. La stampa 3D ci permette di progettare e realizzare strumenti educativi che siano perfettamente adattati ai contenuti didattici e alle esigenze individuali.
Il fine ultimo sarà promuove una mentalità di “pensiero maker”, dove l’errore, la sperimentazione e l’iterazione sono passaggi chiave verso la comprensione e l’innovazione. Nel momento in cui terranno in mano questo blocchetto ricorderò loro che è stato progettato con l’intento di farli esplorare, capire e infine padroneggiare non solo le leggi dell’elettricità, ma anche il processo di trasformazione di un’idea in un oggetto tangibile che possa supportare il loro percorso di apprendimento.
Rendo disponibile i file per la stampa 3D per la creazione dei blocchetti per resistori. Sto anche realizzando moduli specifici per batterie, LED, interruttori, motori elettrici e transistor.
Le viti utilizzate sono M3 da 20 mm a cui ho aggiunto una piccola rondella.
La modalità operativa ha riscosso l’interesse da parte di colleghi di scuole medie, di conseguenza, sto pianificando di produrre un kit didattico specifico per questa fascia di età.
Ringrazio la collega Franca R. insieme, un passettino alla volta, stiamo inventando azioni di tutoraggio per motivare ed appassionare.
P.S. non pensavo che dietro un parallelepipedo stampato in 3D si potesse celare tanta didattica 🙂
Buon Making a tutti.