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Pensieri da Prof. – Per comprendere un argomento, prova ad insegnarlo

L’ultimo mese di scuola vissuto in Laboratorio Territoriale è stato estremamente faticoso ma pieno di soddisfazioni per aver visto nascere oggetti furori dal comune, rispetto e supporto reciproco tra studenti tutti concentrati su progetti di maturità o progetti di fine anno scolastico. Mi sono chiesto come tutto ciò fosse stato possibile e credo di non sbagliare dicendo che il far vivere studenti di età diversa per più ore al giorno che si supportano a vicenda abbia permesso di far comprendere loro il valore dell’insegnamento.

Spesso si tende a raggruppare gli studenti per età e competenze: sedicenni in un gruppo, diciottenni in un altro oppure più semplicemente per classe, invece, in molte accademie di talenti si preferisce un ambiente comune, dove studenti di diverse età si mescolano, permettendo un processo di apprendimento reciproco. Ad esempio, ho osservato una sessione di allenamento di calcio vicino casa mia, che coinvolgeva una grande quantità di ragazzi dai sette ai sedici anni. Ciascun giocatore più esperto era affiancato a uno più giovane per istruirlo sulle tecniche del gioco. Questo tipo di approccio è comune anche in molte rinomate scuole montessoriane, dove classi di diverse età interagiscono, creando opportunità per gli studenti più grandi di insegnare a quelli più giovani.

Senza accorgermene il metodo organizzativo che ho adottato risulta efficace poiché, trasmettere un’abilità a qualcuno, permette di comprenderla a un livello più profondo. Inoltre, l’interazione tra fasce d’età diverse fornisce ai più giovani un esempio tangibile da seguire e sviluppa l’empatia nei più grandi. Sono convinto che quando assisti qualcuno nel superare una difficoltà, migliorano anche le tue capacità di affrontare gli ostacoli e migliori anche le tue capacità relazionali. Pertanto, il detto “Chi non sa, insegna” potrebbe essere rivisitato in “Coloro che sono in grado di insegnare, sanno farlo meglio”.

Buon fine anno scolastico a tutti 🙂

Vita in Laboratorio Terriotriale – Un contest per recuperare e rimotivare

In questa settimana sto seguendo alcuni allievi di classe 5′ in attività di PCTO presso il Lab. Territoriale, hanno il compito di ottimizzare alcuni processi di lavoro in laboratorio, però mercoledì scorso un’urgenza didattica ha deviato la loro attività principale, si sono cimentati nella progettazione e realizzazione di un mini hackaton di rimotivazione nei confronti di una classe 2′ problematica soprattutto dal punto di vista disciplinare.
L’oggetto del contest è stato lo svolgimento di un’attività laboratoriale usando una metodologia ludica centrata su un piccolo argomento di elettrotecnica. Tutto il modulo è stato progettato in modalitò lean organization. I ragazzi in PCTO hanno pensato ad un kit che abbiamo chiamato: “smart hackaton rimotivazionale” un oggetto didattico adattabile all’argomento desiderato, di breve durata (55 min), tutto documentato e reso procedura. Il progetto ha preso in considerazione diverse componenti tra cui:

  • dinamica di gioco
  • tempi di progetto ed esecuzione attività: dalla spiegazione, al tipo di rapporto tra tutor ed allievi, modalità per effettuare la premiazione, tecniche di coinvolgimento e modalità per innescare empatia con gli allievi e molto altro
  • progettazione degli elementi fisici a supporto dell’attività, ad esempio: le LTO coin da spendere per avere vantaggi nell’attività (uso degli strumenti di misura), schede di lavoro, premio finale (coppa)

Quindi tempi precisi, in 55 miunti: 3 minuti di presentazione dell’attività da parte del docente (io), 10 minuti di richiamo teorico da parte degli allievi tutor (alllievi in PCTO), 5 minuti per la spiegazione del gioco 30 di gioco e 7 minuti per la premazione e mio sermone finale.

Nelle prossime settimane espliciterò tutto il processo in un documento che in via sperimentale sarà sottoposto ai mie colleghi neoassunti che seguiranno l’attività di formazione che condurrò e poi diventerà parte integrante del processo di attività laboratoriale che svolgo da sempre.

Presto online ulteriori dettagli.

P.S.
La cosa più bella?
Al termine dell’attività, nei 7 minuti che mi sono stati concessi dai miei studenti di 5′ ho aggiunto:

ragazzi spero di ritrovarvi in laboratorio insieme per imparare divertendoci e voglio darvi ancora due indicazioni:

    1. sistemiamo insieme il laboratorio, lasciamolo in ordine e pulito
    2. baci ed abbracci a tutti

… alcuni allievi hanno preteso l’abbraccio 🙂

Un grazie a: Francesco, Andrea, Gianluca, Alessandro

Nuovo kit robotico a basso costo per la didattica: EduRobot a.s. 22-23

Tra le varie attività di questi giorni: supporto a colleghi di altre scuole (medie e licei) e colleghi del mio istituto del percorso meccanica e automazione sulla realizzazione di kit robotici didattici. Il kit è pensato per: la formazione docente, laboratori #STEAM, percorsi di #PCTO per le classi 3’ e per i ragazzi del biennio della scuola superiore, tutte le richieste potrebbero entrare a pieno titolo nel grande insieme dei progetti catalogati con la frase: “poca spesa tanta resa” 🙂 frase che tra breve scriverò anche sulla porta d’ingresso del Lab. Territoriale.
EduRobot a.s. 22-23 è un piccolo robot da banco (per piani lisci), un cilindro che può crescere in altezza. La struttura prevede l’inserimento di schede Arduino, Raspberry Pi, BBC micro:bit, quindi adatto per più livelli scolastici. Dimensioni 135x135x134(con maniglia) mm nella configurazione mostrata nel video. Il costo di produzione dei singoli pezzi stampati in 3D e tagliati a laser al di sotto dei 10 Euro, è esclusa ovviamente l’elettronica. Per l’assemblaggio una manciata di viti M3 da 12mm e qualche dado M3. Tutti gli adattamenti e miglioramenti meccanici a carico degli studenti. I materiali utilizzati nel test: compensato e plexiglas. Tempo di progetto 1 ora e 30 min, a cui dovrò aggiungere con molta probabilità qualche minuto per correggere errori.

La versione preliminare di test nel video.
Presto la condivisione del progetto online.

P.S. sto pensando a qualcosa di più grande ed elaborato? Sì.
Qualche indiscrezione: “vacuum cleaner robot” e un “Assistant robot”

Buon Making a tutti 🙂

 

Costruire un sistema per la rilevazione del particolato (PM2.5 – PM10) a bassissimo costo

Come sapete da tempo mi occupo di progettazione di sistemi di monitoraggio ambientale e ultimamente per diversi motivi lavorativi, ma soprattutto per passione, ho ripreso a sperimentare in tal senso.

Ciò che scrivo di seguito è la bozza di un progetto didattico più ampio che sto sviluppando che condivido con voi.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, “L’inquinamento atmosferico causa 7 milioni di morti premature ogni anno”. L’Oms nel 2021 ha pubblicato le nuove linee guida (le precedenti erano del 2005) sulla qualità dell’aria abbassando i livelli minimi di tolleranza per particolato fine e inalabile, biossido di azoto e monossido di carbonio. Il documento fornisce nuove evidenze sui rischi per la salute, dovuti all’inquinamento atmosferico.

Dal documento si evidenzia che i livelli della media annuale particolato fine (PM2.5) è di 5 µg/m3, quella del particolato inalabile (PM10) è di 15 µg/m3, mentre per il biossido di azoto (NO2) 10 µg/m3 e per il monossido di carbonio (CO) si suggerisce il limite giornaliero di 4 µg/m3.

Rispetto al documento precedente del 2005 c’è stato un aumento elevato delle prove scientifiche che mostrano inequivocabilmente che l’inquinamento atmosferico influenza in modo evidente la salute umana, sono state accumulte numerosissime informazioni sulle fonti di emissioni e sul contributo degli inquinanti atmosferici sull’amontare globale delle mallattie.

A pagina 17 del documento di cui trovate link sopra, la tabella 0.1 riporta i seguenti dati:

Non voglio con questo post fare un trattazione scientifica sull’argomento, non è ho attaulmente le competenze e mi sto formando in tal senso, ma nell’affrontare il mio studio e successivamente quello degli studenti della mia scuola sto sperimentando da tempo la realizzazione di centraline elettroniche che rilevano il particolato rischioso per la salute associati ai PM 2.5 e il PM 10 polveri il cui diametro è inferiore o uguale rispettivamente ai 2,5 micron (µm) e ai 10 micron (µm) che sono in grado di penetrare in profondità nei polmoni. Addirittura il PM2.5 è in grado di penetrare nel flusso sanguigno, provocando gravi problemi all’apparato cardiocircolatorio e respiratorio.

Non mi dilungo di più e lascio a voi lo studio del documento sopra cittato, cercherò nel prossimo futuro, durante il mio studio ed il confronto con i colleghi, di essere più preciso.

Il mio interesse attuale è quello di rilevare le polveri sottili e realizzare strumenti relativamente economici che mi possano fornire un’ordine di grandezza della qualità dell’aria che respiriamo nella zona in cui vivo e lavoro.

L’idea nasce in periodo pre-pandemico in una bozza di progettualità in cui vedeva l’installazione di una rete di sensori per la rilevazione della concentrazione delle polveri sottili in diverse zone esterne al mio istituto, un lato che volge verso la ferrovia, uno rispetto ad una strada pubblica ed una verso un giardino pubblico. Questa piccola rete doveva in qualche modo storicizzare i dati su server e renderli pubblici alla comunità scolastica.

La rete di centraline che ho immaginato ha la possibilità di trasmettere i dati via radio a distanze massime di 1Km, pertanto rilevabili dai sistemi informatici della scuola. Le frequenze utilizzabili sono libere e la comunicazione può avvenire usando apparati che hanno costi di qualche decina di Euro quindi rientrano nella filosofia che tanto mi piace: “poca spesa tanta resa” (parlo ovviamente di resa didattica).

Il progetto più ampio aveva nella mia testa la visione di riunire le tre anime dell’istituto: Meccanica, Elettronica e Biotecnologie nel costruire un network operativo tra i vari dipartimenti per mappare gli inquinanti atmosferici in modo sistematico e non solo quello delle polveri sottili, ma anche del monossido di carbonio, ossidi di zolfo, gli ossidi di azoto, l’ozono, il radon e molti altri.

Ma poi arrivò il Covid.

Ora si riparte e i vari cambiamenti lavorativi ed organizzativi che mi coinvolgono mi hanno portato a riprendere in mano il progetto che mi piacerebbe rendere operativo nel breve.

Come sapete la mia attività è prevalentemente didattica e sperimentale e mi piace studiare costruendo gli oggetti del mio studio. Ho ripreso in mano l’elettronica che avevo precedentemente usato e da un suggerimento che mi è giunto dal cognato Leo 🙂 che ringrazio, lo scorso fine settimana mi sono concentrato sul progetto opensorce sensor.community

Lo scopo del progetto è quello di monitorare in modo capillare l’inquinamento derivante da polveri sottili rendendo visibile pubblicamente il monitoraggio tramite una mappa interattiva.

Il progetto si chiama airRohr (Rohr in tedesco significa tubo) e consente di misurare l’inquinamento in piena autonomia. Viene utilizzato software libero con licenza GNU GPL 3.0 e i dati vengono caricati su un DB con licenza Database Contents License (DbCL) v1.0.

dal sito:

Sensor.Community è una rete di sensori globale guidata dai collaboratori che crea Dati Ambientali Aperti.

La missione della comunità è ispirare e arricchire la vita delle persone offrendo una piattaforma per la curiosità collettiva nella natura che sia genuina, gioiosa e positiva.

Nel momento in cui scrivo questo post i sensori attivi a livello globale sono 13.571 distribuiti in 74 nazioni (tra privati ed enti di ricerca) e tra qualche giorno se ne aggiungerà un’altro, il mio sul balcone di casa mia 🙂 e poi nel prossimo futuro forse anche nella mia scuola.

Ma come si costruisce una centralina per rilevare la concentrazione dei PM10 e PM2.5?

Sul sito di sensor.community nella sezione airRohr trovate il dettaglio preciso sulla costruzione dello strumento ed online tantissimi siti di privati e scuole che propongono varianti ed migliorie.

La costruzione base della centralina, con tutti gli strumenti a disposizione non mi ha richiesto più di un’ora di lavoro per l’assemblaggio e la configurazione.

Vi farò sorridere, ma la difficoltà maggiore è stata reperire i tubi in PVC del diametro consigliato, ho poi optato per una diversa dimensione (perchè è l’unica che ho trovato nel brico vicino casa) progettando i supporti dell’elettronica che potete vedere nelle immagini allegate (condividerò nel breve le mie varianti).

Quindi non rifarò un tutorial di costruzione dell’airRohr, in questa fase di studio non ha senso, è ottima la guida che trovate sul sito di riferimento, sicuramente però realizzerò articoli che aggiungono funzionalità ad airRohr.

Per ora ho solo voglia di sperimentare.

Spero con questo breve post di aver dato spunto ai colleghi che numerosi nelle scorse settimane mi hanno contattato per avere idee per implementare progetti “green” che non siano basati su proposte commerciali preconfezionate ma open a basso costo.

Non è l’unico progetto, ne esistono altri di complessità diversa, ma ve ne parlerò più avanti, perchè complesso è trovare il tempo per scrivere 🙂

Per i colleghi non di materie tecniche, che lavorano nella scuola elementare o media o licei, il mio suggerimento è quello di fare rete e chiedere il supporto di ITIS o Istituti Professionali ad indirizzo Elettronico che si trova nella vostra zona. Il progetto airRohr potrebbe rientrare tranquillamente in un progetto PCTO sviluppato da studenti anche del 3′ anno delle superiori.

… ma se siete miei vicini di scuola, non esitate chiedete.

Buon Making a tutti 🙂

Modular jumper wire holder

 

Quanti di voi perdono tempo nel cercare il filo giusto, del colore giusto per svolgere le sperimentazioni di elettronica? Mantenere ordine in laboratorio è fondamentale, gran parte del mio tempo di lavoro viene perso nel cercare e nel sistemare i jumper 🙂 pertanto in questa settimana, nelle pause tra uno scrutinio e l’altro ho realizzato una struttura modulare espandibile quanto si vuole per ospitare ogni tipo di jumper. Ho pensato di aggiungere alcuni fori sulla base dei supporti in modo che il tutto possa essere fissato su una base trasportabile.

P.S. fate attenzione alla modalità con cui inserite i dadi M3 (guardate le fotografie).

Vi condivido su Thingiverse i file sorgenti, spero che questo lavoro possa essere utile anche ad altri.

Di seguito alcune immagini e video che mostrano la struttura modulare.

Buon Making a tutti.