Cronache dalla spiaggia – la serie completa

introSi riparte, ormai da qualche giorno preso dalla programmazione delle attivit lavorative. Avevo il piacere di incominciare questo nuovo anno con un post che ricordasse il mare e la serenit della campagna. Durante le vacanze ho avuto modo di scrivere un pochino, nulla di tecnico, assolutamente per divertimento, alcuni brevissimi pensieri su ci che stavo vivendo. Tutto stato pubblicato suFacebook un po per divertire me ed un po per divertire gli amici, spero di esserci riuscito. Nessuna pretesa, non sono uno scrittore, ma avevo il piacere di conservare questa mini serie sul blog, 10 puntate dal titolo: Cronache dalla spiaggia.

Da subito perdonate refusi di ogni tipo 🙂
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Apnea e un po’ di robotica

Tutto ebbe inizio circa un anno fa, come di consueto da qualche anno in campeggio in Toscana con la famiglia. Nel bel mezzo della vacanza una telefonata da parte di mia sorella, “la Profia di informatica” 🙂 che ci invitava a trascorrere la parte restante delle vacanze in campeggio all’Isola d’Elba, il suo compagno Leo, esperto Sub, stuzzica la mia curiosità nel vivere il mare in modo assolutamente diverso… naso ed occhi sotto l’acqua, il mio rapporto con il mare fino a quel momento era: “svago e ozio sulla spiaggia e qualche nuotata”.

Si decide in 5 minuti si smonta la tenda e nel giro di mezza giornata raggiungiamo il campeggio sull’Isola. Mare e luoghi stupendi.

Preso dalla foga dello snorkeling incomincio ad esplorare ma la visione del blu profondo o meglio, coma la può intendere un assoluto inesperto: “tanto profondo” mi blocca. Da quel momento è incominciato un nuovo cammino che mi ha portato dopo diversi mesi a praticare l’apnea (ancora come allievo) una disciplina fondata sul miglioramento delle capacità fisiche, ma soprattutto psicologiche, mi piace considerare l’apnea come un viaggio in due universi comunicanti, quello del proprio io è quello del mare.

L’universo dell’io
Pensare a come si respira,
pensare ad essere sereni,
pensare al movimento di ogni parte del tuo corpo,
pensare a sentire l’acqua che scivola sul tuo corpo,
cercare di percepire a che profondità ci si trova,
pensare lento e muoversi lento per conservare il più possibile energia,
disciplina,
ascoltare il proprio insegnante,
fidarsi di chi ti sta vicino…

è un’esercizio che conduce inevitabilmente ad una serenità interiore, il piacere fisico che si prova in apnea è molto bello.

L’universo del mare
La mia esperienza è pochissa e mi sono solo affacciato alla finestra di questo universo, mi piace però pensare che il tutto sarà molto simile alle sensazioni che poteva provare il capitano Kirk dell’Enterprise 🙂 nel momento in cui indicando una stella a caso diceva al suo timoniere: “attivare” un viaggio verso la ricerca di una nuova frontiera.

Probabilmente il tutto potrà sembrare un po’ fantasioso e forse infantile ma l’apnea è prima di ogni cosa felicità unita alla serenità di spirito.

La pratica dell’apnea ha delle similitudini alla mia visione dell’apprendimento: un passettino al giorno assimilare per piccoli passi, puntini che uniti insieme disegnano un percorso che è per me il vero obiettivo.

La speranza quindi è quella di raggiungere l’eleganza di movimenti e la
serenità di spirito dei miei istruttori che oltre ad essere bravi istruttori sono persone sagge. Non so come continuerà il percorso, ma comunque vada ho aggiunto puntini al mio cammino.

Ovviamente io sono ancora un semplice studente in erba, ma vedo questa disciplina con gli occhi da insegnte di scuola superiore e sono fermamente convinto che l’apnea sia utilissima per i giovani studenti, consente di esercitare alla riflessione e al controllo, costringe a pensare alle proprie azioni, insegna a respirare e a smorzare l’ansia.
L’equilibrio psicofisico che si può raggiungere è estremamente elevato.

Percepisco a scuola che molti adolescenti sono abituati ad eseguire azioni dettate molte volte da abitudini condizionate da altri alcuni non si preoccupano della fatica di chi con difficoltà cerca di avviarli ed aiutarli ad affrontare i progetti futuri, sempre meno si pongono domande del tipo:

ma ciò che studio è quello che voglio veramente fare?
ma sono soddisfatto di ciò che sto facendo?
sono felice?
Come risolvo il problema studio?
ecc…

Per rispondere a queste domande bisogna sforzarsi e dedicare parte del proprio tempo alla riflessione, pensare alle proprie azioni ed imparare a non mentire a se stessi, cercando anche di farsi domande scomode del tipo:

Ma quanto faccio schifo?

Farsi questa domanda è il primo passo per cambiare in positivo.

Ma con questo cosa c’entra l’apnea?

C’entra tantissimo, induce come già ribadito prima, a pensare all’attimo che si sta vivendo, all’istante, a percepire che l’azione che si sta eseguendo è importante e che il successo e l’insuccesso è solo e soltanto conseguenza delle proprie azioni…

Finalmente si impara ad imparare!

Bene allora se la cosa vi ha incuriositi, la SFIT (Scuola Federale Immersione Torino) che fa parte del FIAS (Federazione Italiana Attività Subacquee) organizza in questo periodo per tutto il mese di giugno e inizi di ottobre prove di apnea e sub. Se non siete di Torino potete consultare il sito nazionale per avere informazioni sulle sedi nella vostra Regione.

La piscina di Torino della SFIT è la monumentale e gli appuntamenti sono sempre il mercoledì alle 20,10 e il venerdì alle 19,50. Le lezioni, ma anche le prove, durano circa 1 ora. Per informazioni e contatti fate riferimento a ciò che trovate sul sito di riferimento o venite direttamente in segreteria, presso la piscina prima dell’inizio delle lezioni.

Ovviamente in tutta questa avventura non potevo non pensare ad attività che riguardassero la robotica, pertanto per mettere in evidenza, a mio modo, le attività dell’associazione (ma anche divertirmi al mare) ho pensato di relizzare un dispositivo in grado di essere guidato sott’acqua, che potesse trasmettere le immagini dei fondali e per di più indicare all’operatore che si trova a bordo piscina o in barca al mare, la profondità raggiunta e la temperatura dell’acqua.

Le difficoltà dovute all’acqua rendono il progetto particolarmente complesso, pertanto ho ragionato per passi realizzando in prima battuta un filoguidato, in gergo tecnico un ROUV (Remotely Operated Underwater Vehicle), non un robot “intelligente”, ma sicuramente un modo per comprendere come pensare e progettare questi dispositivi.

Ovviamente il tutto è all’insegna del risparmio quindi, come potete vedere nell’immagine la struttura di base è stata realizzata con tubi in PVC, usati dagli idraulici per gli scarichi dell’acqua, sopportano pressioni elevate ed inoltre l’unione delle varie parti è assicurata da guarnizioni già presenti su ogni elemento, ciò consente di non usare nessun collante.

Il ROUV è simile a molti altri prototipi che potete trovare online, su cui ho fatto le mie personalizzazioni tecniche.

La parte più complessa è stata la ricerca di motori che potessero essere immersi in acqua dolce e salata. La mia scelta è stata quella di impiegare motori di sentina da 12 Vcc estremamente potenti ed economici.
3 motori per il controllo del ROUV: due che permettono il movimento in orizzontale ed uno che permetterà di controllare la discesa e salita.
Per unire l’elica al motore ho usato un mozzo di alluminio riadattato per consentire di avvitare l’elica.

Questo lo stato di avanzamento lavori.

00_rouv

Mi sto ora concentrando sulla realizzazione del sistema di controllo fatto da semplici interruttori e deviatori che mi permetteranno l’accensione dei motori e stabilire il verso di rotazione delle eliche. L’unione del sistema di controllo e alimentazione motori avverrà mediante un cavo di rete sufficientemente lungo ed isolato.

Per il sistema di riprese video sono ancora in fase di studio, pensavo ad una comunissima web cam usb inserita all’interno di un involucro isolato, per l’illuminazione semplici e piccole torce da sub.

Ho prototipato profondimetro e misuratore di temperatura tutto controllato da Arduino, ma la lunghezza del cavo mi creerà sicuramente problemi… sperimenterò e studierò alternative.

Certamente, più avanti, una volta che tutto il sistema funzionerà potrò inserire un tutorial, ma per chi vorrà cimentarsi in attività simile le fotografie che ho inserito possono dare un’idea su come realizzare il dispositivo.

Ovviamente lo scopo ultimo è il divertimento e la sperimentazione e come dice uno dei miei istruttori sorridere! 🙂 L’apnea è felicità.

Vorrei realizzare attività tra ragazzi che gareggiano con dei ROUV… ma questa è un altra avventura, una fantasia? Forse, ma costa poco provarci 🙂

Un caro saluto.

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Loop di apprendimento

Per molti studenti, ma anche per il sottoscritto, questo periodo di tranquillità lavorativa viene dedicato all’analisi di quanto realizzato durante l’anno lavorativo, dall’analisi degli errori a quella sui risultati raggiunti. Apputo il tutto nel mio fidato ed utilissimo Evernote all’interno di un’apposito notebooks intitolato: “Analisi e miglioramento didattico”.

Generalmente a livello aziendale vengono utilizzati schemi di analisi a loop per verificare lo stato di avanzamento dei progetti, ma credo che possano essere utilizzati proficuamente anche in campo didattico in modo che si possa meditare sullo stato di apprendimento. Lo schema che ho utilizzato è preso e riadattato da processi di progettazione aziendale e mi piace definirlo: “schema del loop di apprendimento”, permette di sviluppare un piano di azione (di miglioramento) basandosi su azioni passate, intendendo quindi l’apprendimento come processo ciclico in corso, riflettendo in questo modo potrebbe aiutare a capire cosa fare successivamente.
Quindi il processo dovrebbe far comprendere come il lavoro che si sta eseguendo in questo momento possa essere utile per i lavori futuri, fornisce una prospettiva di alto livello e mostra come l’apprendimento possa essere affrontato come cicli iterativi di progetto.

Come si usa

La progettazione avviene mediante quattro fasi cicliche, ciascuna delle quattro componenti riguardano i metodi, i sistemi e i processi che voi oppure la vostra organizzazione (ad es. scuola o azienda) deve attuare. Permette effettivamente di capire se state apprendendo dalle esperienze passate (sia di successo che di insuccesso) e se state migliorando.

Non esiste una regola fissa su come compilare il foglio, potete utilizzarlo per pianificare un nuovo progetto o prendere appunti su un progetto in corso, generalmente l’apprendimento avviene se si collezionano “storie” commenti di altre persone e lista di esiti (positivi e negativi), tutto ciò potrebbe aiutarvi a capire quali dovrebbero essere i passi successivi.

Raccogliere storie e approfondimenti
Sviluppo di riferimento – Valutare le esigenze ed il contesto delle azioni/progetti – trarre ispirazione

Priorità risposte e soluzioni
Scegliere le idee da sviluppare – soluzioni da iterare – sviluppare piano di attuazione

Lista indicatori e progressi ottenuti
Valutare le soluzioni attuate – identificare le conseguenze indesiderate

Revisione risultati e loro impatto
Creazione nuove linee di azione – individuare le sfide future – Valutare “risultati/tempo investito”

loop-apprendimento

Mi rendo conto che il processo deve essere migliorato e prototipato ancor di più per un ambito didattico dettagliando gli indicatori; è un’idea iniziale per creare un processo iterativo che porti lo studente ad un’analisi della propria progettazione di studio.

Spero possa servire.

Cosa fanno un gruppo di makers a scuola in 5 minuti?

Ieri ultima giornata di impegni immerso tra la burocrazia scolastica di fine anno, momento in cui si fanno relazioni, si ripuliscono cassetti, in cui si vaneggia sui buoni propositi per settembre. Resta ancora la maturità, ma quest’anno per me meno impegnativa.
Un sospiro che porta con se un anno complicato, la scuola ogni anno peggiora ed è sempre più difficile trovare risorse per fare cose interessanti ed utili… Anyway…
Sorridere ed andare avanti.

Ormai il gruppo è formato, tre non più ragazzini, che vivono nella scuola da tantissimo tempo e si ritrovano nei momento di calma non davanti alla macchinetta del caffè o fuori dalla scuola a fumare, ma in laboratorio, tra appunti, libri e componenti elettronici. Si apre l’armadio dei componenti e si inventa… Pochi minuti per realizzare qualcosa, una sorta di mini hackathon da fare in un tempo limitatissimo, nessun alloro finale, solo la soddisfazione di aver creato in pochissimo tempo con materiale “povero” qualcosa di divertente, visto su libri o on-line e modificato secondo la nostra esperienza.
Pier, l’amico ed esperto di impiantistica HiFi, un maker nato, mi sta portando sulla “cattiva strada” 🙂 , la sua idea di realizzare amplificatori valvolari è forte e su carta qualcosa di interessante sta nascendo. Ricordo ancora, da studente, il primo amplificatore per giradischi che costruii come prima esperienza di laboratorio circa 30 anni fa a scuola… come fischiava 🙂
Il sempre presente e il saggio Orazio, a cui devo molto del mio sapere, con la sua esperienza, mette ordine a tutte le idee e pianifica l’azione del gruppo, in pochi minuti un piccolo amplificatore che è in grado di far parecchio “baccano” e riempie gli ormai silenziosi corridoi con musica che “spacca”, nulla di professionale, nulla che possa essere definito HiFi, ma certamente un bel divertimento. Tutto merito di Pier e Orazio, il mio contributo questa volta è stato piccolo… nel mentre però monto la radio realizzata con Arduino…
…vado il gruppo si ritrova per realizzare questa volta una versione stereo modificata da noi… sempre 5 minuti e sempre con il sorriso.

Un saluto ai miei allievi.
Un grazie agli amici sempre presenti Orazio e Pier.

Make: AVR Programming

Suggerimenti per un libro per le vacanze? 🙂 Make: AVR Programming è forse uno dei quei libri che il maker elettronico dovrebbe avere nella propria biblioteca.
Se utilizzate Arduino per i vostri progetti ma avete necessità di maggiori performance e maggior controllo sull’elettronica allora questo potrebbe essere il libro per fare il passo successivo e “tuffarsi” in una programmazione più “spinta” ed imparare le basi sull’uso dei microcontrollori Atmel AVR.
Il libro vi fornirà, mediante un approccio di sperimentazione costante, le basi per apprendere l’uso dei microcontrollori Atmel AVR, scriverete i vostri programmi in C lavorando direttamente sull’hardware eliminando il livello di astrazione offerto dalla programmazione che si potrebbe avere normalmente usando Arduino.

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