Le passeggiate che mi portano a scuola le sto impiegando per ascoltare podcast e per riflettere su progetti che sto portando avanti e dirvi che DotBot mi sta coinvolgendo un po’ ormai lo sanno anche le pietre 😀 ma cosa ci posso fare mi diverte! Se ciò induce felicità perché non farlo? Sono convinto che il progetto possa essere utile anche ad altri e poi la componente di ricerca è fondamentale per continuare a studiare e trovare nuove soluzioni didattiche, in una sola frase, citando Pierangelo Bertoli, l’insegnate dovrebbe avere: “…lo sguardo dritto e aperto nel futuro…”.
Cosa è successo in queste passeggiate “progettuali”? Come sapete nei mesi scorsi ho partecipato ad un evento che mi ha fatto rivivere dopo alcuni anni il “mondo Lego” dove la creatività è realizzata incastrando mattoncini … “incastro” quindi è la parola chiave che ho posto in cima all’albero progettuale di questa nuova versione.
In questa fase volevo rendere tutto libero da viti metalliche, esigenza che nasce da questi quattro obiettivi che mi sono posto:
- ridurre parti metalliche piccole in modo che anche i bambini potessero realizzare il robot;
- ridurre i tempi di assemblaggio del robot a vantaggio della programmazione;
- possibilità di personalizzazioni e ampliamento della piattaforma hardware;
- completamente open e gratuito.
Dirvi che ci sono riuscito al 100% sarebbe troppo presuntuoso, ma ho fatto il possibile.
L’analisi che ho fatto nel progettare questo nuovo modello è stata fatta anche analizzando i “competitor” anche se in questo caso forse è esagerato parlare di “competitor” visto che nel caso di DotBot si parla di progetto open e gratuito che non ha il supporto di finanziamenti privati, se non quelli che vengono dal mio portafoglio, ma certamente per farne un oggetto didatticamente interessante bisogna analizzare cosa offre il mercato.
Cosa ho scoperto?
Mi sono accorto che molti progetti sembravano non pensati per la scuola o non pensati da insegnanti sia dal punto di vista estetico che funzionale. Accade spesso che le due caratteristiche sono fortemente sbilanciate, inoltre un fattore non da sottovalutare sono i costi non sempre allineati allo standard scolastico italiano.
Prerequisiti essenziali per realizzare DotBot Click
- avere una stampante 3D;
- munirsi di una buona dose di pazienza.
La stampante 3D è essenziale per la creazione di ogni parte e i costi (filamento di stampa e corrente elettrica) per la realizzazione di tutta la struttura sono bassi.
Per quanto riguarda la pazienza ne dovete avere un po’ i tempi di stampa totali, per ottenere una buona qualità e solidità delle strutture, sono di circa 15 ore.
La versione che vedete nelle immagini è stata realizzata in bassa qualità ma
Inoltre poiché le varie parti vengono incastrate in binari di larghezza e profondità di circa 2 mm la calibrazione della stampante influisce moltissimo, quindi in fase iniziale dedicate un po’ di tempo per calibrare la stampante. Ovviamente per piccoli problemi si potrà rimediare usando una piccola lima per smussare ed allargare incastri e nel caso di piccole rotture un po’ di colla sistema sempre tutto 🙂
Dal punto di vista estetico ho deciso di semplificare il più possibile ed ho abbandonato (non definitivamente per il futuro) la struttura ad esagono tipica del DotBot preferendo una struttura quadrata e smussata sugli angoli, ciò mi ha permesso di sistemare i motori mantenendo le ruote in asse, caratteristica per me essenziale per lo svolgimento di esercizi con gli studenti. Una tale simmetria non poteva essere mantenuta con una forma ad esagono se non aumentando di molto la superficie totale del robot. Devo dirvi che ho fatto una discreta difficoltà nell’accettare questa soluzione geometrica e mi sono confrontato molto con Ludovico, ma alla fine è solo un fork del progetto sperimentiamo ed andiamo avanti 🙂
Di seguito l’immagine che a colpo d’occhio vi mostra la totalità degli oggetti, alcuni di questi non è obbligatorio stamparli.
Tutto è ad incastro, motori e batterie e schede elettroniche.
La condizione di partenza è la seguente:
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